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Domingo il favoloso di Giovanni Arpino

Domingo il favoloso, di Giovanni Arpino

11/01/2024
Reading time: 7 minuti
Recensione di Domingo il favoloso di Giovanni Arpino, romanzo del 1975 ambientato a Torino che descrive la vita rocambolesca di un truffatore cinico e disilluso.

Il truffatore picaresco di Torino

Domingo il favoloso: l’imbroglione

Già dal titolo, Domingo il favoloso fa pensare a qualcosa di mirabolante e fantastico, a un eroe o forse a uno di quei protagonisti di gesta eroiche a cui la vita continua a gettare addosso badilate di guai, che loro si scrollano di dosso come i gatti e continuano imperterriti verso la loro strada.

Il protagonista di Domingo il favoloso, edito da minimum fax e contenuto nella box 15 di Romanzi.it dal titolo “Anime perse”, non è favoloso proprio in questo senso: è un favoloso criminale, questo di certo, un genio della truffa, un imbonitore, imbroglione e giocatore d’azzardo che vive ai margini della società, incapace di abitare veramente uno spazio più definito delle ombre fumose di bar di dubbia reputazione e angoli di case di gioco.

In questi spazi Domingo germoglia e fiorisce, truffando con eguale grazia sia i suoi compagni di bevute sia un importante amministratore, aggirandosi sempre sotto al radar perché, in fondo, lui è un disgraziato come tanti, un mezzo nessuno delle cui intenzioni reali nessuno è veramente certo. E già da questa introduzione approssimativa, definirlo “favoloso” mi è sembrato azzeccato, anche se contraddittorio.

Domingo il favoloso: dietro il personaggio

Il personaggio di Domingo, che è solo il nome d’arte di Giacomo Gramaglia, nasce dalla sapiente penna di Giovanni Arpino, nato a Pola in Istria nel 1927 ma trapiantato a Torino. Scrittore prolifico che pubblica in quarant’anni di carriera quasi duecento racconti e sedici romanzi, articoli sportivi, racconti per bambini e poesie.

Di Arpino conoscevo solo il nome, prima di prendere in mano questo romanzo, da qualche lezione di letteratura delle superiori dove veniva citato insieme ad altri importanti autori del nostro dopoguerra: uno di quei nomi che, purtroppo, leggi e poi ti lasci scivolare dalla mente, finché un decennio dopo non prendi in mano un libro e pensi “Ma io questo lo conosco!”.

Quello di Giovanni Arpino è un nome di tutto rispetto della letteratura italiana: eclettico e ironico, con una splendida capacità evocativa e una padronanza del linguaggio impressionante, che evoca dietro alle palpebre dei suoi lettori gli scenari magici e vivissimi di una Torino fumosa, piena di luci e ombre, nitida e al tempo stesso ricca di contraddizioni, nella quale si muove il nostro antieroe. Tra vicoli poco raccomandabili, androni di vecchi palazzi e una periferia magica e sconosciuta, la Torino di queste pagine mi è sembrata romantica e noir, misteriosa ed elegante, mai scontata e sicuramente senza epoca.

Veduta di Torino dal Monte dei Cappuccini, la città fa da sfondo alle avventure narrate in Domingo il favoloso.
Veduta di Torino dal Monte dei Cappuccini, la città fa da sfondo alle avventure narrate in Domingo il favoloso.

Domingo il favoloso, il picaro

Il romanzo si apre subito presentandoci la giornata tipo di Domingo: è un picaro, quasi uscito dalla letteratura spagnola del Seicento, un uomo di bassa estrazione sociale che si muove ai limiti della società, tra casinò e bordelli e locali di dubbia reputazione, che grazie alla mano lesta e alla mente fina si arrabatta a sopravvivere. Vive avventure rocambolesche e spesso si caccia nei guai, soprattutto con la legge, e ha sempre una donna che cerca di riportarlo sulla retta via.

Il nostro Domingo è un cinico, disilluso dalla vita, pieno di contraddizioni: ha un’eterna fidanzata, Angela, che fa la venditrice ambulante, e che sarebbe disposta a condividere con lui anche qualcosa in più di un semplice rapporto occasionale, eppure Domingo è sempre sfuggente e ambiguo, e non rinuncia alla sua vita nonostante sia evidente che vorrebbe anch’egli qualcosa di diverso. Nonostante le sue rispostacce alla povera Angela e i suoi atteggiamenti poco galanti nei confronti anche dei suoi amici più cari, noi lettori ci ritroviamo comunque affezionati a lui, come potremmo affezionarci a un gatto randagio che accetta il cibo che gli offriamo ma non si fa accarezzare.

Domingo il favoloso, il buco nero

Una notte, mentre gironzola per la città, per Domingo arriva il cambiamento: prima, una zingara gli legge la mano, predicendogli sventura e accusandolo di essere il buco nero che farà perire tutti gli zingari di Torino; lui, da bravo cinico, le ride in faccia. Ma poi cambia qualcosa e arriva il vero cambiamento, come un fulmine a ciel sereno in un avvenimento che segna anche il cambio di tono del romanzo: da racconto di vita di un emarginato sociale, ci troviamo catapultati in una dimensione magica e quasi fantastica, albergata da sensazioni, sogni e visioni dove prima regnavano i fatti e la dura realtà regolata dai soldi.

Domingo intravede Arianna, una ragazzina zingara con una rara condizione cardiovascolare: ha il cuore a destra e probabilmente il sangue nelle sue vene scorre al contrario. Anche lei, come Domingo, è un’emarginata, sebbene sia sicuramente molto amata dalla sua gente. Lui non ci pensa due volte: vuole averla con sé.

Domingo il favoloso, l’angelo custode

L’attrazione tra i due è degna di un romanzo rosa, Domingo rapisce Arianna e se la porta a casa per provare a curarla, o più semplicemente perché ne è rimasto incantato e non vuole lasciarla nel carrozzone dove viveva con gli altri girovaghi della sua famiglia. Qui emerge il suo lato più tenero: per questa ragazzina, che quando non dorme parla per enigmi, diventa amico e confidente, infermiere e padre.

Domingo si auto-elegge come angelo custode di questa fragilissima creatura, che in cambio gli mostra la magia che secondo lei è intrisa nella vita quotidiana di chiunque, nella natura e nell’aria, e anche in loro.

Sembra quasi che nel trovare Arianna, Domingo abbia trovato una flebile speranza, alla quale si aggrappa con tutte le sue forze per non farla spegnere, proprio lui che sembrava non aver bisogno di niente e nessuno.

La scrittura evocativa di Giovanni Arpino

Le mie pagine preferite sono proprio quelle che descrivono la routine quotidiana dei due, in questa piccola bolla di tranquillità che dà a entrambi una parvenza di vita normale, una pausa da tutto ciò che hanno conosciuto fino a quel momento.

Il modo in cui Arpino ci descrive i sentimenti di Domingo nell’accudire questa ragazzina malata ci fa sentire quasi di troppo, come se ci trovassimo realmente nell’appartamento di Domingo mentre offre del brodo ad Arianna, che non riesce nemmeno a stare seduta dritta per via della febbre che l’accompagna continuamente.

E altrettanto profondamente percepiamo la devozione improvvisa che quest’uomo, questo criminale che si rifiuta di mostrarsi vulnerabile persino di fronte alle persone che lo conoscono da una vita, prova nei confronti di quella che in fondo è una sconosciuta, intravista qualche volte e portata via con la forza. Non dovrebbe essere dolce, eppure lo è.

La Torino magica di Domingo il favoloso

Altrettanto magistralmente Arpino ci descrive la città di Torino, altre pagine che ho letto con gusto proprio per la capacità che ha questo autore di evocare con poche parole interi quartieri e atmosfere. Ci dipinge una città perennemente illuminata dalle luci incerte dell’alba e del tramonto, o dei lampioni e dalla luna, dove si muovono zingari e indovini, ubriaconi e disperati, riuscendo a calarla in una penombra perenne e a trasformarla, dandole un volto ambiguo che ho amato profondamente, in quanto ritengo che il modo migliore per esplorare una nuova città sia farlo partendo dalle sue ombre e dagli spazi liminali regalati dal crepuscolo.

Quel che resta di Domingo

Nel complesso, Domingo il Favoloso è una piccola perla, pubblicato originariamente come romanzo a puntate, e solo in seguito come romanzo, dove Arpino ha saputo tratteggiare un’atmosfera particolare e creare un emarginato per il quale è impossibile non simpatizzare almeno un po’, con uno stile scorrevole e altamente evocativo, capace di parlare direttamente al cuore di noi lettori.

Domingo il favoloso è una storia di un uomo che rifiuta di adattarsi ai tempi che avanzano e alle convenzioni che gli altri attorno a lui rispettano, ma che forse in fondo vorrebbero infrangere come riesce a fare lui. Domingo è l’ultimo uomo “sbilenco” della città, disincantato ma capace di incredibili atti di dolcezza, in uno spaccato attualissimo della natura umana.

E ovviamente, Domingo non è un eroe, come il titolo potrebbe far intendere: è un outcast sfacciato e bugiardo, che non dovrebbe piacere così tanto, ma siamo onesti, amici lettori: alla fine della fiera finiamo sempre per tifare per chi, come il favoloso Domingo, fa della propria emarginazione un terreno fertile per fiorire, nel bene e nel male.

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Arianna Trevisan

Mi presento: sono Arianna, traduttrice per titolo di studi e accanita lettrice per passione. La lettura è per me molto più che uno svago o qualcosa da fare per rilassarmi: sono sempre stata una sognatrice, che nei mondi di carta e inchiostro si perderebbe per non uscirne più, e leggere per me è come respirare, l’unica costante passione della mia vita che mi ha accompagnato dall’infanzia all’età adulta.

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